Conviene sempre approfittare dell’occasione di vedere film che vengono da paesi a noi lontani. Basterebbe questo per non perdere l’uruguaiano El cuarto de Leo (La stanza di Leo), opera prima di Enrique Buchichio, molto apprezzata ai festival gay milanese e torinese; in quest’ultimo ha vinto il premio speciale della giuria, con questa motivazione: “Per la verità, la fresca semplicità e la tenerezza, per la capacità di raccontare un dramma personale e, al tempo, universale senza retorica ed eccessi melodrammatici”.
La storia è incentrata su un ragazzo ventenne di origini italiane di Montevideo. Leo (il bel Martín Rodríguez, particolarmente bravo) vive le sue giornate in maniera apparentemente tranquilla, alle prese con la tesi per l’università. In realtà, però, nonostante la serenità esteriore, è roso da problemi vari, non è soddisfatto della sua vita ed è in piena crisi di identità sessuale. Così, quando si accorge per l’ennesima volta che con la ragazza non si eccita, Leo decide finalmente di prendere in considerazione quella parte di sé a cui non voleva dare ascolto. Inizia dunque a cercare ragazzi tramite internet. Dopo qualche incontro fasullo, utile comunque per fare esperienza, incontra Seba (Gerardo Begérez), un giovane dolce e onesto, col quale potrebbe stare bene, se non fosse bloccato dai dubbi che mettono in crisi ogni sua scelta. A complicare le cose entra in scena, dopo un incontro casuale, una vecchia compagna di scuola, che non vedeva da anni e di cui era invaghito da bambino: Caro (Cecilia Cósero), in fortissima crisi depressiva per un episodio gravissimo che le è capitato e che vive come un terribile segreto dentro di sé.
Confuso e indeciso, Leo proprio non sa come districarsi fra Caro e Seba e, nel dubbio, finisce con l’allontanarli ambedue. Per fortuna, in suo aiuto vengono sua madre, molto comprensiva, e un analista arguto e spiritoso, il quale lo aiuta a mettere ordine nella sua vita e a chiarire quali siano le priorità esistenziali. Un finale aperto, che non chiarisce quale sia la scelta definitiva, fa capire però che è nato un nuovo Leo, più sicuro di sé. Nello stesso tempo, anche Caro sembra sbarazzarsi dei demoni del suo passato.
Pur mostrando qualche limite, El cuarto de Leo trasuda freschezza e sincerità, forse anche perché ispirato da episodi autobiografici del regista. La storia, pur abbastanza semplice, si dipana su tre piani: Leo con i suoi rovelli interiori, la sua stanza e il mondo che c’è fuori, di cui Leo ha evidentemente paura. Il fulcro è senza dubbio la stanza (il “cuarto” del titolo spagnolo), che è il rifugio uterino (è un po’ il closet, l’armadio, nello slang americano) in cui Leo si barrica per non vivere il trauma della scelta. Nella stanza paradossalmente campeggia sul muro un poster in italiano in cui c’è scritto “In fra li casi de la vita e magie de’ cieli… libertà vo’ cercando”, il titolo di uno spettacolo teatrale che fece il giro del mondo qualche anno fa: proprio quella libertà che Leo desidera disperatamente e che però fatica a trovare. Per fortuna per quella stanza passano Caro e Seba, che lo costringono a ritrovare se stesso.
Un ritmo fluido della narrazione – sorretto da una buona colonna sonora – evidenzia le emozioni dei personaggi, che non sono mai stereotipati. In particolare, piace la sensibilità con cui viene visto il travaglio interiore di Leo che lo porta a una piena accettazione di sé, attraverso un percorso lento e graduale, nonostante attorno a lui non vi sia un contesto familiare e sociale omofobo. In effetti, la società uruguaiana sembra abbastanza aperta nei confronti dell’omosessualità, tanto è vero che l’Uruguay è stato il primo paese sudamericano ad approvare una legge che permette l’adozione da parte delle coppie gay e ha concesso ai gay dichiarati di far parte dell’esercito.
Tra i personaggi di contorno, indimenticabile è Felipe, il padrone di casa di Leo, che vive la sua giornata sul divano davanti al televisore, a fumare canne e bere birra; un personaggio, dotato di un irresistibile humour, che dal particolare punto di osservazione sa vedere meglio di altri dentro le cose.
Il dvd, distribuito da Atlantide, è acquistabile direttamente sul sito www.queerframe.tv oppure in punti vendita selezionati. Sul sito si possono leggere anche i titoli dei film Atlantide proiettati in web-tv, in streaming gratuito (il primo, il 10 settembre, è stato Mala Noche), e quelli in download (i primi sono Oublier Cheyenne – Dimenticando Cheyenne di Valérie Minetto, La León di Santiago Otheguy, Domaine – La Tenuta di Patric Chiha).