Praga è una città magica. Luogo in cui si praticava la magia e regno dell’insolito, almeno fin dalla fine del ‘500, quando Rodolfo II, l’imperatore invaghito di prodigi e di ogni bizzarria creata dalla natura o dalla mano dell’uomo, attirò in riva alla Moldava ogni sorta di alchimisti, stregoni ed eccentrici personaggi che succhiarono al sovrano fiumi di denaro dissestando le finanze dello stato. Praga è sempre stata una città che ha seguito le proprie inclinazioni e la propria strada, andando spesso controcorrente e non di rado pagando salata la sua caparbia “originalità”. E tanto per non smentirsi, anche nell’ambito delle rivendicazioni glbt Praga e la Repubblica Ceca sembrano aver voluto seguire un percorso affatto peculiare.
In genere nelle capitali gay di mezzo mondo lo sviluppo di una scena commerciale – ossia la fioritura di bar, discoteche, saune e altri locali dedicati – è stata stimolata, incoraggiata e poi accelerata dalla nascita di una consapevolezza del popolo glbt che ha saputo conquistare sempre più diritti grazie a lotte politiche e iniziative culturali. A Praga no. Un generale clima sociale permissivo e garantista, se non proprio tollerante, ha favorito, subito dopo la caduta del regime comunista avvenuta nel 1989, la nascita di una diffusa rete di locali rivolti a un pubblico gay e lesbico, cui è seguita nel 2000 l’organizzazione di un festival di cinema glbt e solo alla fine di questo percorso, nel 2011 si è dato vita alla prima sfilata del gay pride, in una città ormai già sostanzialmente disponibile e preparata a ricevere tranquillamente la pacifica invasione del popolo dell’arcobaleno. E quest’anno, la seconda edizione del pride praghese, tenutasi dal 13 al 19 agosto, non ha fatto altro che ribadire e potenziare il successo della prima uscita pubblica dell’anno precedente.
Intanto, dall’8 al 22 novembre, si terrà la tredicesima edizione del festival di cinema queer Mezipatra, che da qualche anno presenta parte dei suoi eventi anche in trasferta fuori Praga, a Brno, Olomouc e in altre città della Repubblica Ceca. “Mezipatra” in ceco vuol dire letteralmente “fra i piani”, intesi come i piani di un edificio, per indicare tutto quello che esiste nelle sue più varie gradazioni e sfumature nei territori indefiniti fra i poli dei due sessi biologici maschio-femmina.
Questo curioso percorso “a ritroso” della comunità glbt praghese nella conquista dei propri diritti non è un’anomalia bislacca, ma piuttosto il risultato di un ambiente sociale un po’ più sano del normale, dove la diversità veniva, se non proprio accettata di buon grado, quantomeno tacitamente tollerata. Per anni, mentre molte città “sorelle” del centro e dell’Est Europa si svegliavano e organizzavano le loro giornate dell’orgoglio omosessuale, a Praga non sembrava succedere assolutamente nulla, con grande stupore di chi frequentava la città e conosceva la sua scena gay articolata, vivace, rilassata. Chiedendo agli amici del posto, mi rispondevano semplicemente che loro non avevano bisogno di lotte e di manifestazioni, perché Praga era una città tollerante, dove gli omosessuali avevano tutto ciò che desideravano. Perfino – senza neanche dover scendere in piazza né firmare una petizione – l’istituzione delle partnership registrate prima di parecchi altri paesi europei.
Abbiamo rifatto la stessa domanda, ora dopo queste prime due sfilate dell’orgoglio omosessuale, ai nostri amici impegnati nel movimento glbt: “Che bisogno avevate ora – 52 anni dopo Stonewall – di inscenare un gay pride?”, e la risposta è stata: “Per far vedere che ci siamo”. E bisogna dire che in queste due prime uscite la comunità gay ceca per le strade della capitale c’era davvero, ribadendo che Praga, se non proprio ancora tutta la Repubblica Ceca, rivela una vocazione gay sempre più marcata e al già ricco panorama di locali e luoghi di incontro dedicati aggiunge di anno in anno, anzi, di mese in mese, sempre nuove strutture ricettive e ristorative convintamente e professionalmente “gay friendly”, segno inequivocabile che qui il visitatore glbt è sempre più bene accetto, anzi coccolato.
Che Praga d’altra parte sia ormai avviata a diventare uno dei must del turismo gay mondiale, soppiantando capitali dell’entertainment glbt ben più blasonate – basti l’esempio di Amsterdam, ormai diventata, al confronto, una città di provincia sul viale del tramonto – è innegabile. È sufficiente un soggiorno nell’intrigante città sulla Moldava per rendersi conto che qui davvero al variegato popolo glbt non manca nulla: locali in grado di soddisfare ogni gusto, saune, discoteche, ristoranti e pub dalle vetrine ampie e luminose impudicamente affacciate sulla strada, alberghi, scannatoi per provare emozioni forti in tutta sicurezza, e perfino una prostituzione del tutto legale, anche se non propriamente regolamentata. Una scena gay davvero vasta e articolata, che avevamo già descritto nell’articolo pubblicato su Pride nel novembre 2009. Non accompagneremo di nuovo i lettori in visita nei locali gay più significativi della città già descritti in quell’articolo e che a distanza di due anni nella maggior parte esistono ancora: qualcuno ha cambiato nome e qualche altro ha chiuso, ma in compenso il panorama si è ulteriormente arricchito di diverse new entries.
Il Cafe Paprsek e il G-Element in Vinohradska hanno chiuso i battenti ma in compenso, sempre in zona, sono sorti il The Saints, in Polská 32 – un bar piccolo ma di carattere gestito da inglesi e quindi con una clientela più internazionale che locale – e il FenoMan, in Blanická 28, che si propone come ideale ritrovo anche per gli insaziabili del dopo discoteca, essendo aperto dalle 17 fino alle 9 del mattino dopo. Per gli amanti di orsi e cinghiali, il Club Strelec si è spostato sull’altro lato della via (Anglická 2, all’angolo con Žitná 51), mentre il pub U Rudolfa rimane un’opzione fantastica per la “robusta” – in ogni senso – fauna locale, (se sapete qualche lingua slava usatela, si dimostrano meno burberi). Nell’articolo precedente non avevo segnalato un piccolo gioiellino, la Kafírna u Ceského Pána (Caffetteria del Signore Ceco), uno dei più antichi locali gay di Praga, sempre affollato di simpatici signori di mezz’età intenti a ciacolare sorseggiando birra, ma dove a volte capitano anche turisti ignari di ogni orientamento, trovandosi proprio nel cuore della Città Vecchia (Kozí 13). Chi volesse comunque fare un ripasso, o verificare che il locale di proprio gradimento esista ancora, può controllare sul sito sempre aggiornato www.prague4gay.com, un’agenzia di viaggi gestita da una coppia gay ceco-inglese, Petr e Tim, che con grande professionalità può trovarvi una sistemazione o organizzarvi una visita guidata su misura alla Praga glbt.
Per quanto concerne alberghi e ristoranti, il panorama praghese si è arricchito di una gran quantità di interessanti opzioni “gay friendly” dotate di personale consapevole e preparato, come abbiamo avuto modo di verificare personalmente. Fra gli alberghi, in testa a tutti è da segnalare l’Icon, a due passi da piazza San Venceslao (V Jáme 6) – in realtà molto più di un semplice hotel gay friendly – dal vasto lounge bar che nel week end diventa uno dei punti di incontro più cool di Praga, con mostre d’arte e infuocate performance che strizzano volentieri l’occhio al mondo glbt.
Un’altra intrigante opzione è l’hotel Josef (Rybná 20), architettura contemporanea elegante e funzionale, a pochi passi dalla chiesa di Týn e dalla piazza della Città Vecchia. Fra i ristoranti ad alta densità glbt meritano una visita il Noodles (arredi moderni e luminosi e cucina ceca e internazionale rivisitate) e lo Yasmin, anch’esso, nelle vicinanze di piazza San Venceslao (Politických veznu 913/12). Volendo invece assaporare la vera atmosfera delle birrerie di Praga, ci si può sentire completamente a proprio agio nel Restaurace U Pinkasu (Jungmannovo nám. 15/16) fondato nel 1843, che però è anche meta inevitabile di gruppi organizzati; se invece preferite un’atmosfera più raccolta, in Kostecná 4 c’è la Krcma, letteralmente “Taverna”, dai rustici interni seminterrati dove si degustano birra e piatti che più praghesi non si può. Chi alle robuste atmosfere locali innaffiate di birra pilsner preferisce ambienti internazionali, in Jakubská 649/8 trova il rarefatto Buddha Bar, un complesso con ristorante, bar e hotel in sintonia con le ultime tendenze minimal-etnico-new age internazionali. Per completare il quadro di questa Praga dall’incontenibile vocazione gay friendly, va segnalata ancora la boutique dello stilista ceco Josef Sloboda, con vetrina affacciata su Rytírská 11, proprio di fronte a un altro locale tradizionalmente amico dei gay, il Café Café.
La gara a contendersi la clientela glbt da parte di hotel e ristoranti praghesi ci pare la cartina di tornasole più attendibile del nuovo corso della città, che punta sempre più verso un tipo di turista noto per essere in genere tranquillo, educato, civile e – cosa da non disprezzare – con una capacità di spesa mediamente più alta dei viaggiatori eterosessuali. Sorge persino il dubbio che il gay pride sia spuntato a Praga su “suggerimento” della scena commerciale glbt e del governo della città. Tuttavia, se anche così fosse, non ci troveremmo nulla di male. Certo, sappiamo tutti bene che manifestazioni del genere non costituiscono più una novità, oltre a essersi ormai trasformate da momento di lotta e rivendicazione in pretesto per festeggiamenti e consumi. Praga è arrivata buona ultima, dicevamo, ma è subito partita alla grande, senza complessi di inferiorità e con una capacità di mobilitazione e organizzazione che per il momento altre città dell’Europa centro-orientale possono solo sognarsi: 8mila partecipanti al corteo del 2011 e fra 10 e 15mila in questo 2012, quando non ci si è limitati più al solo corteo con concerto finale, ma si sono spalmati eventi di vario genere nell’arco di una settimana intera, dal 13 al 19 agosto.
Un elemento che in quelle allegre giornate praghesi ricorreva come un vero e proprio leit motiv – per non dire un’ossessione – erano le ali, il volo. C’erano diversi angeli e altre bizzarre figure alate mescolate alla gioiosa folla manifestante. Così come, in generale, girando per la città non è raro imbattersi in caffè, negozi o altri locali pubblici in cui compare la parola “angelo”. I praghesi ne sembrano ammaliati da sempre, o almeno dai tempi di Rodolfo II, epoca in cui affondano le radici della Praga magica ed esoterica. Fra gli altri, una ragazza indossava una maglietta con su scritto: “Perché camminare quando si può volare?”. Si potrebbe benissimo adottarlo come motto di queste belle manifestazioni. Perché abbiamo avuto la netta impressione che Praga abbia davvero, finalmente, spiccato il volo.