Ultreya è un termine latino. Significa “andare oltre”. È anche il titolo del secondo album di Cosimo Morleo, che vedrà la luce nella prossima primavera.
Se il precedente Geni dominanti ruotava intorno a storie di personaggi celebri che hanno tentato di operare un cambiamento a rischio della propria esistenza (Alan Turing, Vittorio Arrigoni, Pasolini), in Ultreya il concetto del mutare assume decisamente un carattere più intimo, personale.
Ad anticipare il disco del compositore torinese, in occasione della scorsa Giornata internazionale dei diritti umani, è stato pubblicato il video Fonteyn (per la regia di Michael Bertuol), un cortometraggio di denuncia contro il bullismo e l’omofobia.
Il video è la metafora cinematografica di una storia vera, appresa dalla madre di un ragazzo che durante l’adolescenza subisce un atto di bullismo omofobo ai tempi del liceo (nel clip Cosimo appare in un cameo nella veste del supplente venuto dal nord). A distanza di anni dal diploma (racconta la donna), suo figlio incontra a casa di amici quello stesso ragazzo autore delle violenze. I due si riconoscono, si parlano. L’altro, scusandosi, confessa che nel frattempo ha combattuto una difficile battaglia contro se stesso, per accettarsi infine come omosessuale. Nel video i due momenti del racconto rivivono in separate storie, legate tra loro dalla figura di Margot Fonteyn, una tra le più famose étoile del secolo scorso. Per il ragazzo, studente di danza classica, la ballerina rappresenta il mito, il nume tutelare che lo salverà dal suicidio, concepito come gesto estremo in conseguenza alle umiliazioni fisiche e psicologiche subite. La storia si evolve con un salto temporale in cui ritroviamo il bullo, ormai adulto, a combattere con il proprio istinto, quando si scopre improvvisamente attratto da un giovane libraio. Il conflitto interiore è risolto dall’intraprendenza del libraio, quando coglie negli sguardi furtivi dell’uomo che tutte le mattine passa davanti al suo negozio, un’attrazione che si scoprirà essere reciproca. In un impeto di coraggio, il bullo decide di entrare in libreria; compra un libro che gli è stato consigliato dallo stesso libraio e che si rivela essere Le cose cambiano.
Dice Cosimo: “Mi sono chiesto, quanto può essere difficile per un genitore scoprire e accettare che il proprio figlio viva con sofferenza la propria diversità. Deve essere insopportabile, straziante. Così come tacere le proprie pulsioni, negare di essere se stessi. Questi desideri inespressi e conflitti sfociano nella rabbia, nella necessità d’appartenenza al rassicurante e spietato branco che vive la diversità non come ricchezza, ma come paura, guai a starne fuori”.