Mentre scrivo questo commento è in corso un incontro tra il Presidente del Consiglio nonché segretario del pd Matteo Renzi e tutti i parlamentari del suo partito a proposito della legge sulle unioni civili, riunione, si saprà poi, durata oltre due ore. Che sappia io non è mai successo prima d’ora che una legge sui diritti civili delle persone lgbt sia stata trattata dalla politica italiana al livello istituzionale più alto e ciò può voler dire che stavolta si dovrebbe fare sul serio.
Quello che sappiamo è che non sarà il matrimonio egualitario e non a caso anche linguisticamente il nome è diverso. Ma nelle intenzioni della relatrice Monica Cirinnà dovrebbe essere un testo molto simile all’istituto matrimoniale tranne le adozioni (sono previste solo quella del genitore non biologico) e l’inseminazione assistita già preclusa agli omosessuali dalla famigerata legge 40.
Per evitare il Vietnam parlamentare che rischia la proposta di legge, l’escamotage sarebbe quello contenuto nell’articolo 3 della pdl Cirinnà e cioè un richiamo al matrimonio che eviterebbe di dover discutere ben 40 articoli sia in Commissione Giustizia che in aula.
E per garantire l’approvazione della legge al massimo entro l’estate (il premier Matteo Renzi ha detto che non possiamo fare un’altra campagna elettorale promettendo le unioni civili per il futuro) si collaborerà tra Camera e Senato in modo tale che in seconda lettura la legge passi senza modifiche. Ma come mai Renzi mostra questo interesse e impegno?
Probabilmente la dinamica è la stessa di Zapatero ovvero politiche di destra su economia e sindacato a fronte di aperture sui diritti civili senza però parlare di matrimonio, limite invalicabile per questo premier e per questa maggioranza.
Uno dei punti in discussione è la pensione di reversibilità agitata dalla destra come rischio di sfascio dei conti dello Stato perché costerebbero, a loro dire, ben 40 miliardi. Naturalmente quella cifra è assurda perché nell’esperienza di altri paesi si è visto che incide solo per qualche milione.
In Germania le coppie che hanno usufruito del Lebenspartnershaft sono 29.000, in Francia 80.000. Per l’Italia si parla di una spesa di 10 milioni di euro al massimo. Il ragionamento però è divertente se si considera che uno degli argomenti dei clericali contro le unioni civili è che si farebbe una legge non prioritaria che riguarderebbe una stretta minoranza. Ora se la spesa è di 40 miliardi per le pensioni di reversibilità il calcolo è fatto su decine e decine di migliaia di coppie omosessuali, quindi ben di più di una esigua minoranza.
L’altro punto contestato dai clericali è la stepchild adoption perché aprirebbe secondo costoro la strada alle adozioni in generale da parte delle coppie gay. Ma sembra che su entrambi i punti più controversi il premier abbia deciso di tenere il punto.
Se, come sembra, stavolta si fa sul serio, il Parlamento dovrebbe votare la legge alla quale sembrano rassegnati anche gli ultraclericali dell’ncd che si sono affrettati ad assicurare che le questioni “eticamente sensibili” non faranno cadere il governo e che se Renzi vuole la legge per le coppie gay “se la voti da solo”.
In effetti la maggioranza trasversale in Parlamento sembra esserci se anche il Movimento 5 Stelle è disposto a votarla in seguito a un referendum interno proprio sulle unioni civili.
Dopo tanti anni e tante sigle (pacs, cus, dico, didorè, eccetera) potremmo dire habemus legem.
Finora, infatti, la fanatica e strenua opposizione del Vaticano, dei partitini clericali e la vigliaccheria di una sinistra più attenta ai rapporti con i cattolici che ai diritti di libertà dei cittadini, è riuscita a erigere una specie di muro di Berlino contro ogni legge sui diritti civili.
Il passaggio delle unioni civili romperà questo muro aprendo la strada a successive integrazioni e interventi anche della giurisprudenza?
Il ragionamento che circola tra gli attivisti lgbt è: facciamo passare questa legge e ripartiamo con la rivendicazione del matrimonio egualitario confidando nell’intervento della magistratura e della Corte europea dei diritti umani.
Tuttavia il rischio è che il testo che uscirà dal Parlamento sia congegnato in modo tale da escludere questa via per il futuro al punto che alcuni dicono meglio nessuna legge che una legge-ghetto, ovvero una norma valida solo per le coppie gay.
Secondo me è bene che come movimento si tenga la barra ferma sul diritto all’uguaglianza, e in materia di diritto di famiglia dovremmo proporre un pluralismo di istituti familiari uguali per tutti che diano a chiunque la libertà di scelta sul modo migliore per sistemare in campo giuridico le proprie relazioni di coppia: matrimonio, unioni civili, coppie di fatto, patti notarili di convivenza, contratti pre e post matrimoniali.
Forse la rottura del muro contro i diritti lgbt aprirà finalmente la strada a una vera rivoluzione complessiva delle relazioni familiari. Ma dev’essere ben chiaro che nessuno può accettare una diminutio della propria dignità e del proprio diritto all’uguaglianza.