Jimmy Somerville torna in pista. Pochi mesi fa, a 30 anni di distanza da The Age of Consent, è uscita una compilation che attinge dalla carriera del cantante, sia come solista che come membro dei Bronski Beat e The Communards, con una nuova versione acustica di Smalltown Boy.
È innegabile che la disco music sia sempre stata l’anima pulsante del cantante. Ecco nascere dunque l’idea di un omaggio alla musica che ha contributo non poco all’emancipazione e alle lotte per i diritti dei gay. Troppo scontato un album di cover.
Così Homage racchiude una manciata di nuovi brani inneggianti alla migliore scuola disco, con tanto di sezione fiati, cori e archi; un modo originale per rituffarsi nelle sfavillanti atmosfere di quel tempo. Un’operazione con poche similitudini rispetto a quella già famosa dei Daft Punk con Giorgio Moroder; il lavoro di Somerville sorprende per creatività e soprattutto per gaytudine, già a partire dalla copertina in cui sovrasta il dio Atlante mentre sorregge una palla stroboscopica che riflette attorno a sé un’aurea arcobaleno. L’accenno alla Love Unlimited Orchestra nell’intro di Some Wonder e il manifesto sociale disco di Travesty (un atto d’accusa schiacciante contro le politiche inglesi di welfare del governo attuale) sono sufficienti per rinverdire i fasti di una musica troppo spesso bistrattata dalla critica musicale.
È proprio con l’analisi a queste critiche nel capitolo “Discofobia” che si apre La Disco. Storia illustrata della Discomusic di Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano; due addetti ai lavori e appassionati collezionisti. Il loro libro (Arcana edizioni, 58 euro) è per chi vuole rivivere l’emozionante avventura della disco music, attraverso immagini inedite, copertine dei vinili e delle riviste su cui capeggiavano gli artisti più emblematici e scintillanti dell’epoca.
Gli autori rivelano come questo genere sia nato innanzitutto come esteriorizzazione e visibilità della popolazione di colore ma soprattutto di quella omosessuale. È emozionante lasciarsi trascinare nelle pagine dedicati alle superstar (più di 40, da Donna Summer a Gloria Gaynor, passando dai Village People e Sylvester) in cui sono riportati luci e ombre, oltre ad aneddoti interessanti e laddove si percepisce come questa musica, frettolosamente e brutalmente apostrofata come “disimpegnata”, si sia rivelata come una delle micce che ha contribuito all’emancipazione della comunità lgbt.