Tutti i fan di Marilyn Monroe (1926-1962) conoscono la vicenda ma preferiscono rimuoverla e pochi biografi dell’attrice l’hanno approfondita. Mi riferisco alla relazione, professionale e affettiva, che legò la Monroe e la sua insegnante di recitazione Natasha Lytess, notoriamente lesbica, perdutamente innamorata della sua pupilla e fondamentalmente vittima dell’attrice.
Natasha è ritenuta molto ambigua e relegata sempre in ombra, sebbene fu lei a inventare lo stile recitativo di Marilyn e a farne una “diva”, lavorando insieme alla star per ben ventidue film. Le due donne furono inseparabili per sei anni. Molto più a lungo dei tre mariti della Monroe messi tutti insieme e di qualsiasi altro rapporto parentale o affettivo della sua breve vita.
Solo due seri biografi americani hanno cercato d’indagare, in maniera sincera, il ruolo che la Lytess svolse effettivamente in tutta la vicenda: Anthony Summers nel 1985 e Donald Spoto nel 1993. Tutti gli altri, nei migliori dei casi, si sono limitati a scopiazzare o a prendere la storia molto alla lontana. Ho però riscontrato alcuni errori e contraddizioni nei testi dei due autori. Castronerie ben più gravi si trovano nel recente volume Marilyn: The Passion Of Paradox, scritto da Lois Banner nel 2013, espressamente incentrato sull’indagine del côté lesbico dell’attrice. Nessuno, sino a ora, è riuscito a fare un po’ più di luce sulla vera identità della Lytess.
Eppure, spinto da curiosità, ho trovato indizi inediti e strabilianti. Moltissimo avrei da raccontare ma ho a disposizione soltanto due pagine. Tutta la vita della Lytess era stata votata alla fuga, alla falsificazione dei dati anagrafici, a dichiarazioni pubbliche ambigue o false, a ricerche di coperture per sviare sospetti. Grazie alla consultazione di documenti legali, d’immigrazione e censimenti elettorali conservati in USA ho potuto scoprire che il suo vero nome era Natalie Postmann, nata il 15 maggio 1911 in Ucraina a Ekaterinoslav (dal 1926 si chiama Dnipropetrovs’k), città con una numerosissima comunità ebraica (di ben 80.000 persone prima del 1940, ma solo in 15 sopravvissero ai nazisti). La Lytess diceva d’essere mezza-ebrea per via paterna e di madre francese. Allo scoppio della Rivoluzione nel 1917, la sua famiglia emigrò in Germania. La futura Lytess, non si sa sotto quale nome d’arte, si dette anima e corpo al teatro diventando allieva e assistente del famosissimo regista Max Reinhardt (1873-1943). Con l’ascesa di Hitler la ventunenne Natalie s’imbarcò per New York nel 1932 e lì si sposò il 22 agosto con un certo Martin J. Lewis, ventottenne nato in Germania e già dal 1930 residente in città. Il matrimonio sembra combinato per scopi pratici. Nei documenti la sposa risultava residente a Berlino. Così, visto il clima anti-tedesco, decise di mimetizzarsi da profuga russa ribattezzandosi Natasha Lewis. Con questa identità ottenne la cittadinanza americana il 19 gennaio 1934. Dal censimento del 1940 la ex signora Lewis figura col nome di Natasha Lytess che manterrà per il resto della vita. Quello stesso anno si trasferì a Los Angeles dove stanziava una folta comunità d’artisti tedeschi (alcuni celeberrimi come Brecht, Kurt Weill, Fritz Lang e altri) che sopravvivevano grazie al cinema. Il suo forte accento tedesco non aveva giovato in ambito teatrale e ora risultò d’intralcio anche per ottenere ingaggi a Hollywood. Non certo bella, con un naso strano e occhi grandi da civetta, piccola e con un fisico piatto, fu relegata a ruoli da caratterista, ottenuti grazie a conoscenze tra la colonia dei tedeschi anti-nazisti e di sinistra. Nel 1940 uscì Corrispondente X di King Vidor in cui la Lytess fu in scena con Clark Gable e Hedy Lamarr. Seguito nel 1942 da Fuggiamo insieme di Leo McCarey, con Cary Grant e Ginger Rogers. Curiosamente molte delle persone con cui lavorò in quel periodo, in un modo o nell’altro, poi avrebbero anche lavorato con la Monroe. Come gli sceneggiatori Charles Lederer (Gli uomini preferiscono le bionde) o Ben Hecht (Una notte sui tetti e a cui poi Marilyn dettò le proprie memorie, in maniera anonima perché lui negli anni ‘40 fu radiato da Hollywood per il suo comunismo).
Intanto anche Max Reinhardt era a Los Angeles e presumibilmente la Lytess ne riprese contatto. L’unica cosa certa è che il 21 dicembre 1945 mise al mondo una figlia di nome Barbara. Non si sa perché ma poi sostenne che il padre era il celebre scrittore tedesco di sinistra Bruno Frank, più vecchio di lei di 24 anni e morto d’infarto il 20 giugno di quell’anno. Diceva d’esserne la vedova ma in realtà lui era sposato con la famosa attrice Liesl Pallenberg. In altre occasioni invece la Lytess disse che il marito l’aveva lasciata ed era poi tornato in Germania nel 1950. In questo caso alludeva a Leonhard Frank (1882-1961), altro famoso scrittore dell’entourage degli esuli. È una mia supposizione, assolutamente mai fatta da nessuno, perché combaciano luoghi e date. Inoltre in un suo romanzo autobiografico, del 1952, Leonhard scrive di come incontrò nel 1941 la madre “d’un suo secondo figlio” a Los Angeles. Ma non la sposò mai e non v’è traccia della Lytess in nessuna biografia dello scrittore. Leonhard nel 1947 conobbe l’attrice tedesca Charlotte London e la sposò cinque anni dopo in Europa. A causa di simili amicizie comuniste non si sa se a un certo punto, tra gli anni ‘40 e ‘50, la Lytess fu messa sotto inchiesta per attività anti-americane e pur di salvarsi collaborò facendo la spia. Fatto sta che, rancorosa verso il genere maschile, invidiosa verso altri attori di successo, odiosa coi giovani, austera come una zitella e intollerante con produttori e registi, dovette sopravvivere facendo l’insegnante di recitazione alla Columbia Pictures, dov’era sotto l’ala di registi immigrati e protettori in alte sfere. A lei che s’atteggiava come una baronessa in esilio, estremamente colta in letteratura e teatro, poliglotta (parlava cinque lingue tra cui l’italiano), venivano affidate attricette ritenute particolarmente negate. Fu così che il 10 marzo 1948 la trentasettenne Lytess si ritrovò davanti la ventiduenne debuttante Marilyn Monroe scritturata alla Columbia per sei mesi. E fu amore, la Lytess in quel primo colloquio diede il meglio di se citando Proust, Wilde, Freud, Stanislavsky e Michelangelo. Pur trovandola volgare e con una parlata biascicata capì d’avere davanti una ragazza con una sensualità inusitata. Grazie agli ottimi pareri della Lytess Marilyn ottenne un ruolo importante nel film Orchidea bionda. L’insegnante dedicò tutta se stessa, senza remore, all’allieva e fu un duro compito insegnare a Marilyn come usare voce e corpo, lavorando giorno e notte.
Scaduto il contratto con la Columbia, ma ottenuta una parte in Giungla d’asfalto attraverso il suo amante-agente Johnny Hyde, Marilyn si poté permettere una vera casa e vi fece trasferire anche la Lytess con la figlia Barbara. Marilyn per tutta la vita fu attaccata a questi rapporti con donne più anziane e materne (dal 1955 in poi legò con l’insegnante Paula Strasberg) e con Natasha, grazie anche a un certo coinvolgimento sessuale, riuscì ad avere ogni aiuto psicologico e lavorativo. La Lytess fu la prima persona al mondo a credere nella Monroe e, pur di starle vicino, lasciò il suo impiego alla Columbia e divenne sua insegnante esclusiva. Quando Marilyn firmò il contratto con la Fox, nel 1951, obbligò anche ad assumere la Lytess come sua acting coach personale. Costei guadagnava addirittura più della Monroe ed erano tornate nuovamente ad abitare insieme, stavolta in una casa comprata dalla Lytess (naturalmente aiutata finanziariamente da Marilyn). La Monroe pretese che la Lytess fosse sempre presente sul set, facendo arrabbiare tutti i registi perché si posizionava dietro di loro, non vista, a gesticolare e mimare tutte le battute alla sua pupilla. Ogni volta che terminava la ripresa, la Monroe si girava in direzione dell’amica per vedere se ne aveva l’approvazione (la cosa provocava sghignazzi quando si riguardava poi il girato giornaliero). In caso contrario Marilyn pretendeva di rigirare all’infinito la scena facendo arrabbiare tutti. Se la Lytess veniva cacciata dal set una settimana dopo vi era riammessa perché Marilyn, per dispetto, sospendeva la lavorazione fingendosi malata. L’unico a sopportare fu il regista Billy Wilder che pur di tagliare corto e avere la scena perfetta lasciava, addirittura, che Marilyn tenesse la mano alla Lytess, non inquadrata, durante i primi piani.
Il rapporto tra maestra e allieva era assai complesso, Natasha ne aveva il totale controllo psicologico ma in realtà dipendeva in tutto e per tutto, anche finanziariamente, dalla sua pupilla. Marilyn aveva un’infinità di uomini ma fu solo l’ingresso, nel 1952, di Joe DiMaggio a incrinare il rapporto tra le due. DiMaggio sapeva del lesbismo di Natasha, ne era geloso e l’aveva soprannominata “Morticia” a causa del suo look sgraziato e lugubre, con capelli corti e grigi. Obbligò Marilyn a prendere una casa da sola e quando si sposarono, a metà gennaio 1954, non invitarono Natasha. Ma presto la Lytess ebbe la sua rivincita quando DiMaggio picchiò Marilyn e la incitò al divorzio. Il rapporto tra le due era però quasi agli sgoccioli. Marilyn fuggì a New York, ruppe con la Fox, si dette a frequentare i corsi di recitazione all’Actor’s Studio degli Strasberg, non rispose alle lettere della Lytess e nel frattempo si mise con il drammaturgo Arthur Miller. Costui nelle sue memorie scrisse: ”La Lytess non l’ho mai conosciuta ma di lei Marilyn diceva che soffriva di incontrollabili e minacciose allucinazioni”. Così fu liquidata la Lytess e quando cercò d’incontrare Marilyn di ritorno a Los Angeles nel 1956 fu trattata da stalker e diffidata tramite avvocato. Marilyn era seccata che l’amica avesse iniziato a rilasciare interviste in cui svelava indiscrezioni sul suo privato, ed era invidiosa che si potesse fare un nome a sue spese. La Lytess apparve nel 1954 in un popolare quiz TV alla CBS in qualità di acting coach della Monroe. In quell’occasione, non si sa perché, Natasha usò un nuovo nome: Tala Forman.
Di lei non si seppe più nulla, finché nel 1960, trasferitasi a Roma, entrò nel “giro delle lesbiche che contano”, rimessa a nuovo, très chic e con capelli bianchi pettinati alla Monroe. Fu assunta da Dino De Laurentiis come insegnante della Mangano e poi dell’attricetta Hedy Wessel. Quando seppe della morte di Marilyn, nel 1962, era in crociera all’Isola del Giglio. Ebbe un crollo psicologico, s’ammalò di cancro ai polmoni e morì in un ospedale di Zurigo poco dopo, il 12 maggio 1963. Non si sa perché, ma sul certificato di morte riuscì, alla fine, a essere identificata come Natasha Frank.