Dal 25 giugno al 5 luglio, 825 negozi Lush nel mondo proporranno ai propri clienti la semplice domanda “E se il tuo amore fosse illegale?” e chiederanno di postare sui propri canali social un selfie con il sapone dorato Amore simbolo della campagna per il riconoscimento dei diritti LGe diritti umBT comani. Sul sapone dorato è impressa la scritta “#GayIsOk” l’hashtag della campagna. L’intero profitto delle vendite del sapone sarà devoluto a All Out e ad altre associazione attive in difesa della parità dei diritti, dell’amore e dell’uguaglianza. Ne parliamo con Alessandro Commisso (@alecommy (Twitter/Instagram), del team Lush Digital a supporto delle operazioni globali e dei paesi europei nei quali è presente il brand.
Ricordo che Lush, qualche tempo fa, aveva celebrato l’amore omosessuale nei suoi negozi. Perché il brand ha deciso di schierarsi a favore dei diritti umani delle persone LGBT?
Non so esattamente che cosa sia successo, ma un paio di anni fa tutti i media hanno incominciato a diffondere notizie sconfortanti dalla Russia, dall’Africa e anche dagli Stati Uniti. Il mondo stava facendo passi indietro sui temi LGBT, con diritti calpestati, pressione sociale e discriminazione dilagante. Queste tematiche stanno a cuore a molti collaboratori e amici di Lush, che ci hanno chiesto di dare un segnale forte e di utilizzare tutti i canali aziendali per diffondere un messaggio di eguaglianza e tolleranza. E così abbiamo fatto. Non per una strategia di marketing, ma perché i diritti LGBT sono diritti umani.
Lush ha adottato politiche di inclusione per i lavoratori omosessuali e trans?
Da Lush essere gay, trans, etero, queer, indecisi non è un problema. E neanche essere tatuati, avere i capelli blu, essere maniaci del riciclaggio o maratoneti hippy sembra destare scalpore.
Ogni volta che incontro le nostre manager provenienti da tutto il mondo, mi rendo conto che valorizzare le diversità in azienda è indispensabile per essere competitivi. E onestamente non riesco a capire come si possa operare diversamente.
Ogni paese opera secondo legislazioni specifiche e nel corso degli anni abbiamo messo in atto iniziative pioniere. Ad esempio in Corea del Sud siamo stati i primi ad apporre una bandiera arcobaleno sugli annunci di lavoro e in Giappone abbiamo battuto il governo sul tempo, garantendo a tutte le coppie gli stessi diritti e indennizzi normalmente riservati alle coppie eterosessuali.
Anche in Italia nel 2012 abbiamo lanciato una campagna in favore dei matrimoni per tutti, argomento ancora di attualità su cui c’è ancora molto da fare.
#GayIsOk sarà l’hashtag della campagna di Lush per il riconoscimento dei diritti LGBT come diritti umani. Ci spieghi di che cosa si tratta?
Durante la prima campagna globale LGBT di Lush (#SignofLove) mi sono scontrato con un’amara realtà. Lush è presente in paesi come Russia, Qatar, Emirati Arabi, dove parlare di queste tematiche è illegale, e lanciare una campagna del genere avrebbe messo a repentaglio la sicurezza del nostro staff. I diritti LGBT sono diritti umani di valore universale… allora come mai là sono un tabù? E come possiamo iniziare una reazione a catena per cambiare le cose? Abbiamo discusso a lungo la faccenda con il nostro parter AllOut.org e così è nata l’idea di fare un sapone con la scritta #GayIsOK. Questo messaggio ha reso il prodotto illegale in svariati paesi; vendendolo in 825 negozi nel mondo abbiamo la possibilità di raccogliere fondi per dar voce agli attivisti. E siccome siamo pur sempre Lush, il sapone è pieno di lustrini dorati ed è perfetto per fare i selfie.
Come pensi sarà accolta la campagna dai vostri follower?
Alcune foto del sapone e alcune notizie sono già circolate su Facebook e fino ad ora abbiamo ricevuto solo commenti positivi e tanti like.
Il pubblico Lush è molto sensibile a questi temi (alla fine, chi non vorrebbe fare la propria parte per i diritti umani?) e AllOut ha oltre 2 milioni di iscritti, almeno 1 in ogni singolo paese del mondo.
Se con questa intervista riuscirò a mobilitare anche i lettori di “Pride”, sicuramente molto presto la mia bacheca sarà piena di messaggi e foto marchiate #GayIsOK.
Tutti i profitti delle vendite del sapone saranno devoluti a All Out e ad altre associazione attive in difesa della parità dei diritti, dell’amore e dell’uguaglianza. Come saranno utilizzati?
Soprattutto nei paesi con legislazioni più discriminatorie, progetti incentrati su queste tematiche faticano a decollare e anche il più piccolo contributo può essere cruciale per portare avanti coraggiose battaglie. I profitti della vendita del sapone serviranno proprio a sostenere piccole NGO, associazioni e straordinari attivisti che lavorano su progetti LGBT in giro per il mondo. Se riusciremo a vendere tutte le saponette raccoglieremo oltre €300.000 – e ogni associazione potrà richiedere un finanziamento da 100€ fino a 10.000€.
Un panel composto da Lush, AllOut e 3 attivisti indipendenti si assicurerà che ogni centesimo sarà ben speso, e speriamo di annunciare presto tante vittorie.
Sarete al Milano Pride 2015?
Il pride milanese passerà davanti alla bottega Lush di Corso Buenos Aires – ci saranno sicuramente delle sorprese!
Alessandro Commisso @alecommy (Twitter / Instagram)