Steve Grand ha il viso pulito del classico ragazzone americano tutto muscoli, Jack Daniel’s e pollastrelle. Due anni fa ha sorpreso i suoi coetanei con un video autoprodotto divenuto virale su YouTube, All American Boy, nel quale questo giovane talento ha riletto, a modo suo, i punti saldi della cultura country. Il clip descrive una situazione che suona familiare a molti gay, l’amore non corrisposto per l’amico etero, il desiderio bruciante per qualcuno che non puoi avere.
Lo scorso anno lanciò attraverso Kickstarter un crowdfunding per la realizzazione del suo primo album. In poco tempo Steve ha raccolto la considerevole cifra di 326.000 dollari. All American Boy, uscito in primavera, combina una dozzina di brani e ballate accattivanti che strizzano l’occhio ai suoi idoli, Bruce Springsteen e Tom Petty. Ecco cosa ci ha raccontato.
L’idea di America che hai rappresentato nel video di All American Boy è quella in cui sei cresciuto: bandiere a stelle e strisce, strade di campagna, whisky… Per la prima volta però questi simboli sono visti da una prospettiva differente, la tua. Quali sono state le reazioni iniziali delle persone che ti circondano?
Per certi versi l’immaginario americano rappresentato nel video è ripreso dalla mia vita personale, ma, come accade per molti lavori artistici, ho anche abbellito la situazione per renderla più avvincente. L’apparente dualità di una storia riguardante un amore non corrisposto tra due uomini, sullo sfondo di tutte quelle cose “americane”, lo ha reso potente. Credo che le persone che mi conoscevano (poco) prima della realizzazione del video siano rimaste colpite, perché pochi si attendevano che avrei tirato fuori qualcosa di simile. Chi mi conosceva bene sapeva che tutto è uscito da me. Non avendo avuto nessuno che indirizzasse la mia carriera, ha fatto sì che tutto scoppiasse all’improvviso; ma è stato chiaro a chi mi osservava da tempo che tutto ciò sarebbe accaduto, prima o poi.
Alcuni dicono che la storia raccontata nel video sia in realtà la trasposizione di ciò che ti è accaduto realmente durante un campo estivo…
La storia dell’amore non corrisposto è alquanto comune e certamente lo scenario ha preso ispirazione dalle mie sensazioni di allora e… sì, la prima cotta per un compagno che presi quando presumevo di essere etero fu durante quel campo con i boy scout.
Alcune celebrità in ambito musicale, recentemente uscite allo scoperto in ogni dove, affermano che il coming out sia una questione strettamente personale. Sei d’accordo?
Penso sia inconfutabilmente falso. Innumerevoli giovani mi hanno scritto dicendomi che la mia canzone, la mia storia, li hanno aiutati a dichiararsi. Quasi quotidianamente giovani celebrità, intrattenitori, YouTubers stanno facendo coming out e molti di loro parlano di come altre persone dichiaratesi prima di loro li hanno ispirati. Harvey Milk ha sottolineato l’importanza per le persone gay di dichiararsi in tutte le circostanze della propria vita, perché sapeva che creando un mondo più inclusivo e di accettazione avrebbe sensibilizzato gli etero a rendersi conto che qualcuno nella loro vita era gay. Quando parliamo di accettazione da parte degli individui (etero) circa l’omosessualità, il fattore più importante per determinare o meno il loro supporto alle persone LGBT, è che loro conoscano qualcuno che sia gay. È un fatto empirico.
Migliaia di canzoni d’amore non mostrano specificità sull’identità del destinatario (nella stragrande maggioranza s’intende che siano etero). Perché è ancora necessario (se lo è) scrivere una canzone d’amore dichiaratamente gay?
Dicevo quanto sia importante per i gay essere dichiarati e aperti nella loro vita. La mia filosofia è che io possa costruire la mia esistenza, la mia arte, con la stessa libertà e facilità delle persone etero. Non forzo me stesso a essere come gli altri né forzo gli altri al mio stile di vita. Io sono ciò che sono. Le mie canzoni sui rapporti riguardano gli uomini perché io sono gay, ma etichettandole come same-sex love songs rischierei di mettere in secondo piano le sfumature e la bellezza delle canzoni stesse. Canto di amore, di perdita, di speranza e rimpianto dal mio punto di vista che è già diverso (non solo perché gay) da qualsiasi altro essere in quanto giovane uomo che vive negli Stati Uniti.
Cosa ci puoi raccontare della tua esperienza all’Europride di Riga?
È stato il primo Europride ospitato da una ex repubblica sovietica, per cui l’atmosfera era molto eccitante, quasi trasgressiva. Sicuramente è stato il pride più politico a cui ho partecipato. Ci sono diversi posti nel mondo che stanno facendo lentamente dei passi avanti ed è gratificante prendere parte ai buoni cambiamenti e al movimento per i diritti egualitari. Mi sono esibito in due show il giorno prima che ripartissi. Ero esausto, ma avevo l’adrenalina accumulata dall’incredibile energia delle persone e della città.