“I bambini! Nessuno pensa ai bambini?”, urlano le frange più conservatrici della società italiana, quelle che si oppongono a qualsiasi forma di riconoscimento per le famiglie formate da persone dello stesso sesso, dalle unioni civili al matrimonio egualitario.
“No alle adozioni”, proclama stentoreo il ministro dell’Interno Angelino Alfano; “Personalmente ritengo che non debba esserci accesso alla genitorialità”, puntualizza il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Eppure, se si va a guardare bene, il tema dell’adozione non sembra affatto tra le priorità nelle richieste da parte della comunità Lgbt o comunque il grosso del movimento gay italiano non ne fa un punto irrinunciabile, mentre addirittura alcune associazioni di orientamento più conservatore vi si oppongono dichiaratamente.
È il caso di GayLib, in cui si riconoscono i gay liberali e di destra. In una recente intervista il presidente Enrico Oliari su questo tema ha preso le distanze dall’ala “sinistra” del movimento: “Quelle associazioni sono su posizioni molto radicali, penso al matrimonio, alle adozioni. Invece ci sono soluzioni adottate in tanti paesi – Austria, Germania, Svizzera – che prevedono il riconoscimento delle coppie gay senza dover cambiare il nostro impianto culturale che risente della forte presenza della Chiesa”. Del resto “nel nostro ordinamento giuridico neppure le coppie eterosessuali hanno il diritto di adottare. Semmai, possono essere considerate più o meno idonee alle adozioni. Di fronte a questa impostazione, il problema neanche si pone, perché è difficile che un giudice possa ritenere idonea una coppia con due persone dello stesso sesso. Lo sviluppo di un bambino prevede una serie di processi identificativi – mi viene in mente il complesso di Edipo – difficilmente conciliabili con una coppia omosessuale. I diritti che noi reclamiamo sono molto più elementari: assistere il proprio partner in ospedale, andarlo a trovare in carcere”.
Su posizioni diametralmente opposte si colloca, et pour cause, Famiglie Arcobaleno che da un lato rivendica il diritto all’adozione del figlio del partner (stepchild adoption), per dare due genitori riconosciuti ai figli di coppie gay; dall’altro ribadisce il principio dell’uguaglianza tra le famiglie. Qualche anno fa l’allora presidente del Veneto Giancarlo Galan, di Forza Italia, disse che “piuttosto che lasciare i bambini in strutture simili a lager, come sono molti orfanotrofi nei paesi dell’Est, io sono favorevole a permettere l’adozione anche alle coppie omosessuali”. A stretto giro replicò la presidente di Famiglie Arcobaleno, Giuseppina La Delfa, secondo cui “una coppia omosessuale in sé non è né migliore né peggiore. Per ogni candidato all’adozione, sia esso single o in coppia, siano essi omosessuali o eterosessuali, devono essere attentamente valutate le sue capacità ad accogliere e a educare un bimbo nell’amore e nel rispetto. Non si affidano bambini a coppie omosessuali perché è meglio che nei lager ma perché una coppia omosessuale ha le stesse identiche capacità affettive ed educative di una coppia eterosessuale. Non vogliamo il privilegio del meno peggio, vogliamo pari dignità, pari diritti e pari doveri”.
Chiede pari diritti anche Rete Lenford, che ha contribuito alla stesura di un progetto di legge sul matrimonio egualitario presentato in Parlamento: in base al testo, le coppie formate da persone dello stesso sesso avrebbero pienamente accesso all’istituto matrimoniale e di conseguenza all’adozione, cui si fa riferimento anche nel preambolo: “Le paure, purtroppo, sono determinate solo da stereotipi culturali, rafforzati da ignoranza o da posizioni ideologiche, che vedono le persone omosessuali come predatori e potenzialmente dannosi per i bambini. Con la presente legge l’omogenitorialità e i figli di persone omosessuali trovano finalmente una regolamentazione, a beneficio loro e dell’intera società”.
E le associazioni lgbt “storiche”? Sono favorevoli all’adozione, ma non ne fanno certo una richiesta di primo piano. Nel VIIo Congresso nazionale di Arcilesbica, celebrato nel marzo 2015 a Cagliari, si ribadisce fra gli obiettivi programmatici “una legge che garantisca l’adozione di minori anche da parte delle/dei singole/i e delle coppie dello stesso sesso”. Arcigay, invece, include il tema dell’adozione all’interno del matrimonio, senza metterlo in evidenza: “I diritti-doveri delle coppie di persone dello stesso sesso – si legge sul sito – e la diversificazione degli istituti familiari nella legislazione italiana, e non semplicemente di individui che convivono, sono un obiettivo irrinunciabile per il pieno riconoscimento civile e sociale dell’affettività gay. Migliaia di gay italiani costituiscono nuclei familiari (anche con figli) e oggi non hanno la possiblità di regolamentare il proprio rapporto e incorrono, quotidianamente, in esclusioni e difficoltà”.