Al Pride di Colonia ha sfilato l’azienda automobilistica Ford. In piazza oltre a due nuovi modelli, la muscolosa Mustang e la Ford Focus ST, un folto gruppo di dipendenti. Fanno parte di un gruppo ufficialmente riconosciuto dalla compagnia: Ford GLOBE (Gay Lesbian Or Bisexual Employees – Dipendenti gay, lesbiche o bisessuali) ed è il diciassettesimo anno che Ford sponsorizza l’evento.
Facciamo qualche passo indietro. Il gruppo è stato fondato nel 1994 negli Stati Uniti, quindi riconosciuto dall’azienda l’anno successivo e da allora è attivo e collabora con i vertici, affinché l’ambiente di lavoro in Ford sia inclusivo e di supporto per i lavoratori LGBT. I principali risultati che ha ottenuto sono delle solide misure anti-discriminzione sul posto di lavoro e, dal 2003, l’estensione ai partner dello stesso sesso di tutti i benefit spettanti ai conviventi dei dipendenti. Al momento Ford GLOBE ha tre divisioni in USA e una, rispettivamente, in Messico, Regno Unito e Germania, i principali centri di produzione della società.
Per capire cosa vuol dire far parte di un gruppo di lavoratori LGBT abbiamo incontrato due dipendenti che fanno parte della divisione tedesca di Ford GLOBE: Tobias Nowak, addetto allo sviluppo delle sospensioni, 47 anni, entrato in Ford nel 1997, e Stefan Berenbrink, contabile, 38 anni, in Ford da quattro anni. Appartengono a due diverse generazioni, Stefan conosceva GLOBE prima che tutti i gruppi aziendali gli venissero illustrati nelle giornate di presentazione; Tobias l’ha scoperto navigando sulla rete interna solo dopo essere stato assunto, ma senza perdere tempo, già due mesi dopo, era al pride di Colonia con i suoi colleghi e oggi è parte del direttivo.
Tobias ci spiega come le loro attività siano cambiate negli anni: quando è entrato “c’erano incontri e gruppi di lavoro mensili su questioni riguardanti l’ambiente di lavoro, come l’eguaglianza dei diritti e le potenziali discriminazioni”, mentre oggi “la maggior parte delle attività si è spostata sui social network”. Definisce “momento chiave” la decisione di partecipare apertamente e a viso scoperto al loro primo pride a Colonia, dopo che si era discusso se fosse invece opportuno indossare qualche tipo di maschera. Anche a posteriori fu un’ottima decisione “perché la visibilità è stata uno dei fattori di successo”. Successo rappresentato in particolare dal raggiungimento della parità dei diritti per partner dello stesso sesso. Di seguito si sono dedicati principalmente ad attività a sostegno della comunità LGBT di Colonia, anche perché ora il lavoro da fare in azienda è meno, dato che “Ford GLOBE è diventata parte integrante dell’azienda, con molti alleati e sostenitori anche eterosessuali”.
Per Tobias è stato molto importante far parte di questa rete anche a livello personale, e racconta: “È stato fondamentale per dare un significato positivo al mio coming out; è diverso se dici al tuo capo o a un collega ‘sono gay’ come se fosse un problema oppure ‘sono gay e sostengo questo meraviglioso progetto che gioverà all’azienda’; lo stesso poi si applica agli amici e alla famiglia”. Stefan aggiunge: “Mi ha dato la possibilità di conoscere colleghi omosessuali di altre sezioni, ma anche capire per esempio cosa voleva dire essere gay trent’anni fa”.
Riguardo all’ambiente di lavoro in seguito approfondisce: “Ho lavorato per diverse multinazionali, ma devo ammettere che Ford è davvero di mentalità aperta, rispetto a dove lavoravo prima, una grossa azienda italiana che produce pasta. Essere gay a Ford non è assolutamente un problema”.
Anche Tobias è della stessa idea: “In Ford è obbligatorio per tutti gli impiegati partecipare a un corso di educazione alla diversità”. E cosa succede in caso di discriminazione di operai o manager gay? “Vengono offerti diversi livelli di aiuto, anche secondo le richieste e i desideri della parte lesa. Si cerca una soluzione consensuale, si offre il supporto di un formatore, si coinvolge il superiore o l’ufficio delle pari opportunità. Se questo non è sufficiente entra in gioco il dipartimento delle risorse umane, che può provvedere anche alla riassegnazione o al licenziamento del colpevole”.
E in Italia? Al momento non ci risulta l’esistenza di gruppi di lavoratori LGBT ufficialmente riconosciuti all’interno di aziende italiane, anche se ci sono alcune compagnie “virtuose” che prevedono alcune forme di tutela per i lavoratori LGBT. Un buon esempio potrebbe però venire da Fiat: con l’acquisto di Chrysler, infatti, è entrata a far parte del gruppo una realtà con misure di protezione analoghe a quelle di Ford e con un gruppo di lavoratori LGBT ugualmente longevo. Perché non fare uso di queste preziose risorse già disponibili?