Il panorama del fumetto italiano da libreria, giusto per distinguerlo da quello popolare da edicola, dove la situazione è a dir poco disastrosa, non è mai stato troppo affollato di personaggi lgbt, nonostante non manchino autori indipendenti, anche gay. Coconino Press – Fandango si distingue tra tutti gli altri editori di romanzi a fumetti per una maggior attenzione al tema. Come succede ad esempio in occasione dell’uscita autunnale del primo fumetto lungo di Tiziano Angri, talentuoso e immaginifico disegnatore napoletano che ha vinto il Lucca Project Contest in coppia con Tommaso De Stefanis nel 2006.
Non si smentisce neppure in questa sua prova più matura, nella quale racconta in parallelo le vite ai margini di Yuri, giovane disadattato che soffre di acufenia e che per questo fatica a relazionarsi col mondo, cercando il suono perfetto che gli permetta di far cessare la babele sonora nella sua testa attraverso esperimenti macabri con gli animali, e Irene, transessuale cinica e disincantata disposta a tutto, anche a prostituirsi pur di racimolare i soldi necessari a portare a termine la transizione. I loro destini apparentemente distanti si scoprono via via sempre più intrecciati, fino al colpo di scena risolutivo nelle ultime pagine. L’unica voce (130 pp. in b/n, 16 €) è un racconto sulla provincia italiana degradata e disperata, sospeso tra il realismo compiaciuto della propria abiezione e la deformazione grottesca dei personaggi, tutti piuttosto bizzarri e memorabili, sospesi tra l’aldiqua della grigia realtà e l’aldilà dell’allucinazione.
La seconda fase del rilancio editoriale di un personaggio iconico come Dylan Dog, curato da qualche anno dal poliedrico Roberto Recchioni, dopo diverse storie dove gli autori hanno provato con esiti alterni a svecchiare l’Indagatore dell’Incubo, si incaglia, ancora una volta, sui personaggi lgbt. Il numero 348 dello scorso settembre, sceneggiato dalla nota scrittrice urban-gothic-fantasy Barbara Baraldi (“La mano sbagliata”, Sergio Bonelli Editore, 98 pp. in b/n, 3,20 €) si rivela l’ennesimo pasticcio pieno di pittrici lesbiche patinate, segretarie algide e vicine di casa sciatte, mentre qualcuna di queste è anche psicopatica e assassina. Come nei peggiori pornosoft anni Ottanta, però, sono lesbiche che non rimangono indifferenti al fascino maschile: non a caso il nostro Dylan ha la possibilità di andare a letto con ben due di loro, salvo poi trovarle avvinghiate, quale supremo spregio alla maschilità, alla fine dell’albo. Una storia disegnata in maniera eccellente dall’ottimo Nicola Mari viene rovinata, quindi, dai clichè omofobi, offensivi e stracotti propinati dalla scrittrice modenese.