La pubblicazione, sul numero cartaceo di questo mese di un articolo sul ballerino Alberto Spadolini ha suscitato interesse tanto che ci è stato chiesto dall’Atelier “A. Spadolini” di Riccione ulteriore spazio per meglio inquadrare la figura.

Due scrittori italiani e una giornalista americana  si contendono la riscoperta di Alberto Spadolini

1° contendente: Marco Travaglini

“In questa storia ci sono uno zio e un nipote. Uno zio misterioso e un nipote curioso che s’incontrano poco finché la morte porta via lo zio e il caso lo restituisce al nipote. Che passa anni a ricostruirne la memoria, seguendo ogni filo di quel che ne è rimasto pur di fissarne il ricordo. Lo zio di questa storia è Alberto Spadolini, nato ad Ancona nel 1907, danzatore, coreografo, pittore e molto altro …” così il giornalista Matteo Nucci, sulle pagine di un numero de “Il Venerdì di Repubblica”, del 2007. Quando l’articolo venne pubblicato, Travaglini non immaginava che un giorno sarebbe finito ‘indagato’ sulle pagine di “Pride”. Dello zio Alberto sapeva che viveva fra Parigi e Stoccolma dipingendo “ballerine inondate da sciabolate di luce”. La sua morte, avvenuta nel 1972, è avvolta dal mistero: i parenti ne sono informati con 3 giorni di ritardo, nel frattempo il suo appartamento sugli Champs-Elysées viene svaligiato e scompare tutto il suo mondo.

Nel 1978, durante un trasloco, Marco scopre nella soffitta delle zie un cartone con l’Archivio Spadolini: fotografie, manifesti, articoli, spartiti musicali, brochure degli spettacoli di danza e delle esposizioni di pittura in tutti i continenti. Scopre così il ruolo da protagonista di Spadò in quel crogiolo di artisti, faro e punto di riferimento di tutta Europa, che è la Ville Lumière. I riflettori lo hanno accompagnato per mezzo secolo nei teatri, nei cinema, nei cabaret, nelle gallerie d’arte, nella vita privata.

Per 25 anni l’archivio resta nello scatolone anche perché molti documenti sono in francese, svedese, tedesco, fiammingo, inglese e vietnamita.

Marco ha quasi dimenticato questa storia finché nell’estate 2004 si reca in vacanza a Parigi. L’ultimo giorno visita la tomba dello zio Alberto nel cimitero di Saint-Ouen e, con enorme sorpresa, scopre che qualcuno gli porta fiori freschi. Nella speranza di rintracciare lo sconosciuto lascia sotto il vaso un bigliettino con il suo recapito. Un giorno squilla il telefono, un accento francese e, come per incanto entra nel magico mondo di Spadò.

Aiutato dagli amici traduce centinaia di articoli e si arrende all’evidenza dei fatti: di quel magnifico diamante ha conosciuto solo una facciata!

Uomo di cultura, Spadolini frequenta negli anni ‘20, in qualità di pittore, scenografo e attore il Teatro degli Indipendenti con De Chirico e Marinetti.

Emigrato in Francia, grazie all’aiuto di Gabriele d’Annunzio entra nell’atelier di Colin; nel corso di un allestimento scenico in Costa Azzurra il giovane Alberto, sporco di vernice e madido di sudore, depone i pennelli e si mette a ballare rapito dalla musica degli orchestrali che suonano la Seconda Rapsodia Ungherese: “La sua danza si fa selvaggia, esprimendo al di là dei canoni scolastici, che gli sono ignoti, un lirismo coreico sgorgante primitivo e prepotente. Mentre egli danza il suo viso diventa furioso come posseduto da un demone, ch’egli teme; e lo si vede dai passaggi mimici che esprimono, appunto, il terrore della propria furia!”

Lo vede il poeta Paul Valéry che lo consacra: “Mitologico, mistico, faunesco. Visione di Spadolini!”

Senza aver studiato danza debutta nel “Balletto di Monte-Carlo”; si esibisce al “Bœuf sur le Toit” ideato da Cocteau; è al Casino de Paris con Joséphine Baker con cui ha una burrascosa love story; diventa il ballerino preferito da Marlene Dietrich.

Nel cinema esordisce nel 1933 con “L’épervier” accanto a Jean Marais; nel 1939 è con Jean Gabin nel film “Le jour se léve”, in cui interpreta il ruolo di un piccolo gangster.

Si batte contro ogni forma di razzismo e contro ogni dittatura. Al ritorno da una tournée a New York, scrive un lungo articolo nel quale deride il razzismo imperante in America.

Proseguendo nelle sue ricerche Travaglini scopre un centinaio di dipinti, alcuni dei quali esoterici, e trova amici dello zio sparsi in tutto il mondo:

– Jean-François Crance riferisce “la sua guerra generosa, pericolosa, incosciente!” Agente della Resistenza antinazista Spadò si reca nell’ottobre 1940 in Germania e danza di fronte a Adolf Hitler;

– Alex Wolfson, nobile russo, conferma il suo coinvolgimento nella Resistenza. Nel 1941 trasporta codici segreti occultati nei dipinti fra la Svezia e la Francia;

– Patrick Oger conserva documenti della contessa Yvette de Marguerie, a lungo fidanzata di Spadolini, anche lei agente della Resistenza antinazista. Nel suo Castello di Brignac si poteva incontrare Felix Yussupov, il principe che uccise Rasputin; il duca di Windsor, ex re d’Inghilterra; il ministro André Malraux, braccio destro di De Gaulle; il giornalista Giovanni Spadolini, futuro presidente del consiglio.

– Philip Kearney, docente di fisica, ricorda che i suoi genitori, incaricati di allestire un progetto di cooperazione in Viet-Nam, fanno la conoscenza di Spadolini nell’Ambasciata USA a Saigon, mentre infuria la battaglia di Dien-Bien-Fu, lo scontro fra i Francesi ed i comunisti del Generale Giap.

Infine un giornalista italo-americano rivela che:

“… anni fa Hugh Montgomery, forse il capo dell’intelligence USA più informato che abbia mai conosciuto sull’Italia, mi chiese se l’agente Spadolini era parente del primo ministro Giovanni Spadolini.

Risposi che non ero a conoscenza della cosa.

“Is he still in the field? E’ ancora operativo?”

“Io veramente un agente così non l’ho mai sentito nominare …”, osservai.

“Bravissimo!”

“Come, bravissimo?”

“Bravissimo Spadolini: il miglior degli agenti è quello di cui non si sospetta neanche l’esistenza.”

Nel 2005 Travaglini organizza con i suoi allievi dell’Istituto d’Arte “F. Fellini” di Riccione la 1° Mostra su Spadolini. Seguono rassegne, festival, conferenze, articoli su Vogue, Vanity Fair, fino alla mostra del 2012 alla Mole Vanvitelliana di Ancona con una conferenza di Philippe Daverio.

2° contendente: Ignazio Gori

Il 14 marzo 2013 l’Atelier Spadolini riceve una email a firma di Ignazio Gori:

“Riguardo la biografia di Spadolini che sto scrivendo per Castelvecchi vorrei acquistare il testo che lei ha scritto su Spadolini nonché gli altri di cui mi parlava al telefono – mi servono per la biografia. (Archivio Spadolini 2013)

Ci preoccupa la sua fretta; gli suggeriamo di realizzare la biografia con uno dei nostri collaboratori. Lui rifiuta.

Nell’agosto 2015 leggiamo il libro su Spadolini di Gori, scritto solo attingendo da quelli che abbiamo prodotto fra il 2007 ed il 2012 e ciò che non vi ha attinto non è frutto di una qualche ricerca ma di fantasia, le più grossolane sono nell’articolo: “Il libro che ha fatto infuriare Spadolini” http://www.albertospadolini.it/articoli/IL%20LIBRO%20CHE%20HA%20FATTO%20INFURIARE%20SPADOLINI.pdf

Quello che contestiamo allo scrittore Gori, oltre ai gossip su artisti come Cocteau, Picasso, Jacob … è d’aver inventato su Spadolini relazioni sessuali con principesse, sceicchi arabi, marchesi, attori, cantanti, registi … Tutti nel suo raccontano se lo vogliono portare a letto o passano per il suo letto. Senza uno straccio di prova!

Non contento nel settembre 2015 Gori si reca a RAI 1 Caffè e mostra 14 fotografie di nostra proprietà, senza alcuna autorizzazione.

Infine telefona al giornalista Giovanbattista Brambilla, accusandoci “che ce l’abbiamo con i gay”.

E così sul Magazine Pride n.194 – gennaio 2016 finiamo accusati:

– di aver nascosto che Spadolini è stato adottato,

– che è morto di tumore,

– che è omosessuale,

– di aver parlato male dei gay …

Purtroppo Brambilla non ha letto il libro “Spadò il danzatore nudo” (Andrea Livi Editore 2012) o gli articoli nel sito www.albertospadolini.it

L’Atelier Spadolini non ha nulla da nascondere:

1. uno dei primi articoli è pubblicato nel 2007 sulla rivista “Pier Magazine n. 1”, a cui forniamo tutto il nostro aiuto;

2. nel corso della mostra su Spadolini del 2012 abbiamo esposto insieme a manifesti, dipinti e sculture, 3 disegni erotici omosessuali;

3. nei  libri che abbiamo pubblicato c’è l’intervista al compagno di Spadolini, attore del cinema francese. E’ per sua espressa volontà che non viene citato il suo nome.

3° contendente: Dora S.

Giornalista presso un’importante Casa Editrice di New York, Dora ci ha inviato il manoscritto dal titolo “Libro segreto di Alberto Spadolini”.

“Sprofondato milioni di anni fa nelle viscere del pianeta Terra il minuscolo frammento di carbonio è sottoposto a terribili schiacciamenti e ad elevatissime temperature prima di cristallizzarsi in un meraviglioso diamante dall’estrema rarità, durezza e trasparenza!

Diamante, dal greco ‘adamas’ cioè invincibile, è la qualità che prevale in Alberto Spadolini … diamante dalle mille sfaccettature”

E’ incredibile come in poco tempo Dora abbia trovato centinaia di notizie inedite relative non solo a Spadolini, ma anche a Lifar, Dietrich, Piaf … e scritto un capolavoro!

Ne siamo certi: sarà Dora a passare alla Storia per la riscoperta di Spadò!