Sono Frank Semenzi,
e da giugno 1999 a luglio 2018 sono stato l’Editore di Pride nella sua versione cartacea: 221 numeri in 18 anni, in cui abbiamo parlato della nostra comunità e alla nostra comunità, perché i media generalisti non si possono sostituire a una rivista di settore.
Pride ha promosso la visibilità e ha partecipato alla costruzione dell’identità e dello sviluppo del movimento gay italiano e della sua emancipazione. Ci siamo occupati di politica e di cultura con il più ampio spettro possibile, con toni seri e con toni camp, anticipando a volte temi scottanti o denunciando situazioni che ritenevamo scorrette. Il nostro taglio editoriale era prevalentemente rivolto a un pubblico omosessuale maschile, ma non ci siamo mai chiusi su noi stessi né abbiamo rinunciato a dire quello che pensavamo, assumendocene sempre tutte le conseguenze.
I costi per proseguire a stampare e distribuire Pride però erano diventati insostenibili, e Stefano Bolognini, ultimo Direttore responsabile in ordine di tempo (dopo Roberto Schena, Giovanni Dall’Orto e Gianni Rossi Barilli), nel nostro numero di chiusura prima di passare al web ha analizzato i motivi per cui l’editoria gay su carta in Italia è finita.
Ho deciso di far proseguire l’avventura di Pride su internet, per mantenere il posto che abbiamo conquistato nel paesaggio mediatico nazionale, e perché era comunque tempo di metterci al passo con i tempi.
Portare il livello qualitativo del principale “mensile gay italiano” in rete, aprendoci alle altre lettere del nostro universo e allargando il nostro pubblico, vuol dire proporre un giornalismo unico e di qualità. Per questo Pride è diventato “PRIDE LGBT” (niente “+” o altre lettere nell’acronimo per una questione di essenzialità grafica).
In questi anni abbiamo anche scoperto e lanciato nuovi fotografi e illustratori e, ben consci che la copertina che piace a tutti non esiste, abbiamo fatto sfilare uomini di ogni tipo di bellezza. Il nostro più grande successo? Forse Lady Gaga in esclusiva mondiale in occasione dell’Europride di Roma 2011. Ma abbiamo onorato anche Patty Pravo, Madonna, Platinette tanto per citare…
Proponiamo nuovamente i nostri portfoli d’arte omoerotica, perché l’occhio vuole la sua parte, e potete leggere la nostra storia scorrendo una parte del nostro archivio dal 2010 (già più di 700 articoli) o sfogliando digitalmente gli ultimi numeri. La nostra rubrica degli indirizzi Dove&Cosa resta la più completa e aggiornata d’Italia.
A più di due anni di distanza dall’ottenimento della legge sull’Unione civile, in questi tempi complessi e di minaccia al mantenimento dei pochi diritti che abbiamo faticosamente conquistato, penso che non ci possiamo limitare a fare resistenza sperando che arrivino presto momenti migliori.
Le sfide non mancano, e anche attraverso Pride dobbiamo tornare a far sentire la pluralità delle nostre voci, creando ponti di dialogo e scambio tra le varie realtà che formano tutte le sfumature del nostro arcobaleno.
Ho però scelto il colore rosa in omaggio e in memoria dei triangoli rosa cuciti addosso alle casacche dei deportati omosessuali nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale, ma anche come colore unico come uniche sono le nostre vite e le nostre esperienze.
Pride online sarà una cassa di risonanza per diffondere le nostre visioni del mondo, come sempre senza peli sulla lingua.
Come sempre come solo Pride sa fare.