Se l’arte è spesso una continua raffinata citazione, per onorare a suo modo i 150 anni dell’unità d’Italia la nona edizione di Gender Bender www.genderbender.it, il festival internazionale sulle identità contemporanee, si intitola “La Traviata Norma”, omaggio all’omonimo spettacolo La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo… ebbene sì! del 1976 del gruppo teatrale Nostra Signora dei Fiori, nato da un’iniziativa dei Collettivi Omosessuali Milanesi e di cui il performer più famoso divenne Mario Mieli. Ideata da Daniele Del Pozzo e promossa da Arcigay Il Cassero, la rassegna multidisciplinare torna a Bologna dal 29 ottobre al 5 novembre, sempre in dialogo con le esperienze artistiche più innovative in ambito internazionale.
Apre idealmente il programma il ballerino iconoclasta britannico Nigel Charnock in One Dixon Road, un assolo straordinario in prima nazionale, in cui mette il suo cuore a nudo invadendo letteralmente la scena con la danza, il canto e la parola. Il lavoro di Charnock ruota intorno all’idea di performance nel più ampio senso del termine, slegato dalle forme artistiche tradizionali e partendo sempre da una base di improvvisazione.
Al confine opposto, geograficamente e concettualmente, troviamo Pyuupiru (www.pyuupiru.com), che si definisce “Highly acclaimed worldwide as an incomparable, transcended-gender existence”, traducibile come altamente acclamata mondialmente come un’incomparabile, tra(n)scesa esistenza di genere. Il documentario Pyuupiru 2001-2008 di Daishi Matsunaga esplora 8 anni di vita di questa poliedrica artista giapponese transessuale, che a occhi occidentali mescola le esperienze visive della body artist francese Orlan con le prospettive di moda di Leigh Bowery, e che è riuscita a essere immortalata anche in una pubblicità della vodka Absolut.
Per chiudere questo teorico giro del mondo (che tocca però molte altre tappe grazie a opere e artisti contemporanei provenienti anche da Paesi Bassi, Svezia, Stati Uniti, Spagna, Svizzera e Francia), l’enfant prodige del cinema canadese Xavier Dolan, con due film selezionati al festival di Cannes e quattro premi prima dei 21 anni, è presente con la seconda opera Les Amours Imaginaires. Storia di un triangolo impossibile tra Francis un ragazzo gay e la sua migliore amica Marie, che innamoratisi al contempo e perdutamente del bellissimo Nic (si) fanno di tutto per conquistarne l’attenzione e possibilmente il cuore, raccontando così di come reagiamo davanti al rifiuto, alla solitudine, al dolore.
L’Italia, giustamente, ha quest’anno un posto d’onore ed essendo un paese continuamente in bilico fra tradizione e rinnovamento, tra melodramma e teatro dell’assurdo, è rappresentato come in un viaggio ideale che lega insieme più generazioni. La nostra memoria storica è affidata a Luciano/Lucy, classe 1924, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti e all’Italia fascista e diventata donna negli anni del boom economico, protagonista del toccante e straordinario documentario Essere Lucy di Gabriella Romano. Un nostro possibile futuro ce lo prospettano i bambini delle famiglie arcobaleno, figli e figlie di genitori gay e lesbiche raccontati nel documentario Il lupo in calzoncini corti di Nadia Dalle Vedove e Lucia Stano. E poiché siamo anche un paese di fiaba, la compagnia Ricci/Forte porta in scena Grimless crudelissimo e visionario viaggio nel mondo delle favole che prosegue nell’indagine sullo scontro tra realtà e fiction, vita vissuta e vita “riprodotta”, identità individuale e massificazione, immaginazione e stereotipo. L’avvenenza e la fragilità dei corpi non più giovani di sei donne over 60 sono messe in scena dalla giovane coreografa Silvia Gribaudi nello spettacolo Non è mai troppo tardi, dove l’obiettivo è sviluppare un lavoro di incontro e relazione prima tra le protagoniste e poi con il pubblico, attraverso la creazione di un atto performativo i cui temi principali sono il tempo, la bellezza e l’identità. Tra gli incontri letterari della sezione “Conversazioni” segnaliamo Walter Siti i cui romanzi sono una finestra spalancata su Pasolini, fiction tv, marchette palestrate e storie d’amore gay. In Piccoli uomini – Maschi ritratti dell’Italia d’oggi Lidia Ravera sottopone, invece, alcuni protagonisti della classe politica italiana odierna (dalla A di Alemanno fino alla Z di Zaia) allo stesso sguardo a cui gli uomini solitamente sottopongono le donne: chirurgico, spietato, vacuamente esteriore e basta. “Non contano intelligenza e cultura, potere, soldi, simpatia, arguzia, talento, genialità… sarai spillata nell’album al primo sguardo… spillata così: bella o brutta”. Una cattiva abitudine che forse non risiede solo nel beato/beota mondo dei maschi eterossessuali…
Dopo il grande successo dello scorso anno (vedi Pride agosto n. 146) Gender Bender ha rilanciato un contest per band musicali invitate a eseguire dal vivo una cover a scelta tra le canzoni che hanno interpretato le trasformazioni del costume e dei ruoli sessuali e i classici degli immaginari gay e lesbico. Questa edizione porta il titolo Sorelle d’Italia ed è dedicata al repertorio delle protagoniste femminili della canzone italiana (da Ambra a Rita Pavone…), liberamente interpretato da performer di ogni genere e orientamento, che saranno invitat* a sfidarsi pubblicamente dal vivo in una serata evento.
E come dice il personaggio di Agrado in Tutto su mia madre di Pedro Almodóvar: “Una è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha sognato di se stessa”.