Essere gay e al contempo cattolici si può? Annosa questione, ma si sa che il cattolicesimo abbracciato da chi andrà a finire nel girone dei sodomiti è spesso una versione soft e depurata di quel concentrato di piaghe e punizioni che invece le Scritture prevedono. Essere gay e trovare addirittura consolazione nella repressione di sé mutuata da un’educazione cattolica è un livello successivo e persino più controverso, ed è la premessa del piacevolissimo Le inutili vergogne (Edizioni E/O, € 16,50) di Eduardo Savarese.
Il romanzo racconta la storia del ginecologo napoletano Benedetto (nomen omen!) de Notaris, una velata di mezza età che trascorre le sue serate a cercare qualcuno che “lo riempia” nei parcheggi: minore è il contatto umano che crea con il camionista di turno, maggiore è l’eccitazione che prova nel sentirsi annullato e punito.
Dato che siamo a Napoli, è proprio il caso di dirlo: il suo è un segreto di Pulcinella, e il suo personaggio pare inizialmente più stereotipato di quello dell’amico gay che la Tatangelo ha portato con una canzonetta a Sanremo. Ecco che però la storia prende il volo: come fosse una vera e propria annunciazione, un giorno al Centro Giuditta, un luogo sicuro per donne gravide e a rischio dove Benedetto presta gratuitamente i suoi servigi, si presenta Nunziatina. Non si offendano i paladini del politicamente corretto, ma Savarese ce la presenta come “un trans” strambo e derelitto, o così almeno appare a Benedetto: l’angelessa pacchiana chiede di essere visitata perché teme di perdere il bambino che porta in grembo, ma durante la visita ginecologica Benedetto scopre non solo che costei ha genitali maschili, ma anche che sono di dimensioni e bellezza davvero straordinari.
Per il dottore è l’inizio di un viaggio a doppia direzione, sollecitato dalla libertà e dal fracasso impenitente con cui Nunziatina vive la propria vita.
La quarta di copertina suggerisce che Savarese sia “pudico e straziante” nella presentazione della tematica, e compare anche il solito famigerato paragone con Özpetek che sembra d’obbligo quando si parla di omosessualità e Meridione: io l’ho trovato invece irriverente e divertentissimo, specialmente nell’episodio culminante della vicenda. Senza svelare dettagli che rovinerebbero la sorpresa, sono coinvolti Lucia di Lammermoor, “volti bianchi più della biancheria intima” e una sposa “impossibile e magnifica”. Savarese offre insomma uno sguardo più complesso della media e fieramente privo di pregiudizi sulla questione gay vs. religione cattolica, con personaggi e toni che possono a prima vista sembrare pateticamente melodrammatici, ma che in realtà sono orgogliosamente melodrammatici.