Per dirla col sociologo della comunicazione Sergio Brancato, la Sergio Bonelli Editore è davvero “un’anomalia tutta italiana”, per come coniuga da più di sessant’anni la cura artigianale per il fumetto d’avventura da edicola con le logiche più sofisticate dell’industria culturale di massa. Ma rimane un’anomalia tipicamente italica anche quando, in nome del tradizionale ecumenismo e del rispetto della sensibilità di un pubblico indifferenziato di lettori, continua a osservare nei suoi fumetti lo stesso conservatorismo verso le tematiche LGBT a cui aderiva mezzo secolo fa.
A Gianfranco Manfredi e Antonio Serra, due degli autori della casa editrice che pubblica Tex e altri indiscussi idoli pop nostrani, abbiamo chiesto un approfondimento.
“In Bonelli, in quanto azienda, preclusioni sui gay non ce ne sono mai state”, precisa Manfredi, 67 anni, un passato da cantautore, attore, autore televisivo e cinematografico e un presente, oltre che di sceneggiatore di fumetti, anche di romanziere. Ha scritto, tra l’altro, Dylan Dog, Nick Raider e Tex. ”Ci sono invece resistenze editoriali, cioè la paura di causare polemiche di tipo politico che nessuna grande casa editrice vuole sobbarcarsi. Tanto per dire: sui fatti di Charlie Hebdo gli autori si sono espressi, le case editrici in quanto tali no. Maggiori pudori ci sono sull’omosessualità maschile: c’è resistenza nel pubblico ad accettare protagonisti gay. Se fossero cattivi verrebbe giù il mondo, se fossero buoni si sarebbe accusati di buonismo paternalistico. Inoltre, molti autori non sono in grado di scrivere storie con personaggi gay perchè neanche gli è mai venuto in mente di farlo; nemmeno a quelli che sono essi stessi gay”.
Antonio Serra, 52 anni, inventore per Bonelli della serie di fantascienza Nathan Never insieme a Vigna e Medda, scende nel dettaglio. “Premesso che non giudico il lavoro e le scelte narrative dei colleghi, certo non posso negare il problema: per noi autori l’omosessualità è argomento spinoso se affrontato in maniera esplicita e quando lo facciamo diamo spazio a troppi luoghi comuni financo offensivi. Trovare la strada per raccontarla con tranquillità non può avvenire se la casa editrice si impone ancora oggi di conservare la natura popolare dei suoi fumetti, cercando un pubblico più ampio possibile. Noi possiamo assumere comunque una posizione personale che non è quella ufficiale della casa editrice, visto che non ci vengono dati divieti espliciti di affrontare questo o quell’argomento”.
E quando nelle vostre storie avete proposto personaggi di gay o lesbiche, come sono stati accolti da editore e lettori?
GM: “Se si racconta un personaggio eroico non occorre sottolineare se è omosessuale: andrebbe vista solo come una delle sue caratteristiche. Se la sessualità è parte fondante nel racconto, allora sì, altrimenti cosa fa l’eroe a letto è di modesto interesse, succede nello spazio tra le vignette. Io ho tentato di farlo col personaggio di Herbert, assistente di un cattivo in Magico Vento: in un breve intermezzo si scopre che gli piacciono i ragazzi, in una scena piuttosto fugace che fu tolta e mascherata dall’editore perché sembrava inopportuna. Con ciò volevo raccontare un personaggio di cattivo, inflessibile, spregevole, lontano dallo stereotipo gay. Poi Bonelli mi spiegò le sue preoccupazioni: ‘Se noi mettiamo un gay, diventa una scelta, dopodiché se lo mostriamo cattivo si arrabbiano i gay’. Provai anche a proporre un ciclo di storie su Oscar Wilde, ma rinunciai dopo che, tutte le volte che c’era una situazione di omosessualità, questo comportava lunghe discussioni. Andò meglio in una storia del 2000, La luna delle foglie cadenti, dove ho rappresentato una coppia lesbica, una bianca e l’altra indiana: il rapporto tra le due donne l’ho dovuto comunque difendere in casa editrice ma è stato molto apprezzato dal pubblico”.
AS: “La tematica omosessuale c’è quasi sempre nelle mie storie e sono uno dei pochi a cui sta a cuore; inutile negare che in Bonelli su questo mi sono sempre dovuto scontrare con un muro di gomma. Posso dire che questo aspetto di Legs che ho dovuto eludere per lungo tempo a causa di problemi con l’editore sto cercando di recuperarlo: in questo momento sto lavorando a un albo dove faccio il punto sul suo lesbismo da un punto di vista quasi psichiatrico; amo molto il personaggio che sento profondamente mio, e ci tengo che venga apprezzato dai lettori, anche quelli gay.
Non ho bisogno di spiegare le ragioni per cui l’omosessualità femminile è meno ‘scandalosa’ di quella maschile: sto scrivendo anche una storia dove c’è un risvolto gay in un personaggio che esiste da almeno dieci anni e che dovrà essere pubblicata nell’estate del 2016. È sempre più complicato, purtroppo, guadagnare coi fumetti, per cui stiamo puntando a un rinnovamento della casa editrice spostando l’asse su cinema e cartoni animati. Però per il momento cerchiamo di mantenere la nostra tradizionale identità popolare”.