Avevano promesso, garantito e assicurato il voto al Senato sulle unioni civili entro la prima settimana di agosto ma la panzana si è dissolta come un miraggio nella calura estiva dopo settimane di manfrine, dichiarazioni, contro-dichiarazioni e inutili scioperi della fame. Evidentemente i nostri politici scherzavano.
Il Partito Democratico ha annegato per vent’anni la questione dei diritti gay in una sconfinata cialtroneria che non è altro che la perfetta rappresentazione dell’incompetenza di chi governa il paese che almeno sei volte ha rimandato il provvedimento che forse-può darsi-probabilmente-all’incirca sarà approvato entro la fine dell’anno. Chissà.
La babele impazzita del fu centrosinistra italiano, sempre impegnata su altro di più urgente piuttosto che su di una leggina che c’è ormai in tutti i paesi d’Europa, non ha nessuna fretta di regolamentare i rapporti tra coppie di persone dello stesso sesso nonostante le sia piovuta in testa persino una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo (ne parliamo in questo numero).
L’assenza di volontà di discutere il provvedimento del Partito Democratico è palese: Matteo Renzi noto per l’uso del pugno duro nell’imporre la sua posizione al PD e alla maggioranza che lo sostiene con l’uso indiscriminato del voto di fiducia, sulle unioni civili preferisce usare i guanti di velluto di un democratico confronto parlamentare. Peccato che il tempo per il confronto sia ampiamente terminato: (almeno) le unioni civili vanno approvate. Punto.
La pavida compagine piddina ha scelto anche di offrire la libertà di coscienza ai suoi parlamentari nell’ipotesi che la leggiucola in discussione arrivi mai al voto. Che tradotto significa che i cattolici e gli omofobi del PD potranno serenamente votare no alla legge. Tutto questo va sommato al fatto che la proposta sul tavolo è una porcata che probabilmente potrebbe essere considerata accettabile persino negli Emirati Arabi, non in un paese occidentale come l’Italia. Insomma nel rapporto tra Partito Democratico e diritti gay (e non solo) non esiste un limite al peggio.
Ora stando alle dichiarazioni di esponenti del PD, fin qui sempre smentite, il provvedimento slitta a questo mese, ma l’imbuto è stretto, tra i “tiramenti” degli alleati di centro-destra che non vogliono la legge e la crisi evidente di consenso dell’inconcludente Renzi.
Resta il dubbio che forse è meglio il deserto dei diritti di sempre, in attesa del matrimonio gay, che una legge oscena che spacciano già come il migliore dei provvedimenti possibili. Francamente di essere presi per scemi ne abbiamo piene le tasche, e mi limito a usare dei francesismi. Di certo chi ha votato il PD dovrebbe fare un bell’esame di coscienza.