Lettera a “Il Messaggero” del Presidente di ANDDOS Marco Canale.
Gentile Direttore,
sento il forte dovere di scriverLe dopo aver letto ieri mattina, aprendo come di consueto nel mio ufficio la rassegna stampa, il vergognoso articolo di Marco Pasqua intitolato “Omicidio Roma, viaggio nelle dark room frequentate dai killer”.
Sono il Presidente di ANDDOS – Associazione Nazionale contro le Discriminazioni Da Orientamento Sessuale – che conta nel suo seno oltre 170 mila soci e socie (162.520 uomini e 9.048 donne) organizzata in 60 associazioni affiliate presenti su tutto il territorio nazionale ed in particolare ben 9 nella sola città di Roma.
Il motivo del mio disgusto per il Vostro articolo sta proprio nel fatto che, delle 18 associazioni organizzate in circoli e non nella Capitale, proprio 9 lavorano con ANDDOS e con questa collaborano quotidianamente e strenuamente ai progetti in favore dell’intera comunità LGBT. Sebbene il giornalista si sia ben guardato dal fare i nomi dei Circoli, nei pressi di piazza Re di Roma sono site alcune delle Associazioni affiliate ad ANDDOS ed è per questo che mi sento fortemente chiamato in causa.
Fermo restando che siete stati gli unici ad accostare il gravissimo episodio di cronaca nera con i Circoli LGBT, il collegamento tra gli autori del reato e il mondo omosessuale è fatto in maniera volgare, pretestuosa, inappropriata e falsa.
Si è descritto un quadro apocalittico dei Circoli, che certamente non risponde al vero.
ANDDOS e le sue affiliate da oltre 3 anni e, più precisamente dal 2013 (anno del primo Congresso tenuto presso la sede dell’Unicef di via Palestro in Roma) lottano quotidianamente per l’affermazione positiva dell’immagine dell’omosessualità, da sempre offuscata e bistrattata anche per colpa di una parte dei media.
ANDDOS, come è desumibile dal nostro sito www.anddos.org, è da sempre impegnata nella promozione della salute psicofisica dei propri soci e socie.
Abbiamo realizzato numerosi eventi culturali contro la violenza, le discriminazioni e gli stereotipi di genere.
Nell’ultimo anno, come di consueto, abbiamo distribuito gratuitamente oltre 1 milione di preservativi nei nostri Circoli, in cui in gran parte dei casi è possibile trovare un medico volontario a disposizione. In ciascuno dei nostri Circoli è assolutamente proibito l’uso di stupefacenti, pena il ritiro della tessera.
Abbiamo collaborato con l’Istituto Superiore di Sanità per produrre materiali informativi, e potenziare i nostri servizi rivolti ai soci e a tutti coloro che necessitino di ascolto, informazione e assistenza.
Il portale One Question, www.onequestion.anddos.org, in cui è possibile fare qualsiasi domanda su sessualità, salute e famiglie, registra quotidianamente decine di accessi, fornendo aiuto e supporto a persone di qualsiasi orientamento sessuale e identità di genere. All’intero è possibile trovare informazioni sulle IST, sul sesso sicuro e sull’uso delle droghe www.onequestion.anddos.org/sesso-e-salute.
I nostri soci che subiscono qualsiasi tipo di violenza o vivono situazioni di disagio e discriminazione possono inoltre rivolgersi al numero verde 800 864630, il numero dei Centri di Ascolto e Antiviolenza, attraverso i quali forniamo supporto concreto e gratuito di carattere legale, medico e psicologico.
I Centri sono operativi già su tre sedi a Roma, Ancona e Pescara e sono destinati a crescere nei prossimi mesi in tutta Italia www.anddos.org/non-solo-aids-hiv-prevenzione-e-benessere-psicofisico-1-dicembre-convegno-a-roma/.
Anddos ha promosso inoltre, in collaborazione con altre realtà, numerose campagne di prevenzione e diffusione della cultura dei test contro le IST, attraverso le iniziative sui test salivari in numerosi circoli.
Abbiamo promosso un protocollo interno per prevenire la prostituzione nei nostri circoli e abbiamo più volte richiamato i nostri soci ai rischi che si corrono negli incontri in chat www.anddos.org/anddos-nuovo-appello-sulla-pericolosita-delle-conoscenze-in-chat/.
Ma torniamo all’articolo dove si confonde la pratica sessuale, legittimamente e orgogliosamente praticata all’interno dei nostri Circoli, con la “pratica omicida”, attribuendo implicitamente al circuito LGBT addirittura il compito di allevare “killer” senza scrupoli, quasi fossimo i campi di addestramento dell’ISIS in Afghanistan!
Noi non alleviamo né agevoliamo le frequentazioni di “killer” e nemmeno, semmai se lo stesse chiedendo, di spacciatori, prostitute e prostituti, perché né per “i vip” né per i soci “la coca è compresa nel biglietto … né scorre un fiume di droga sui prive e sulle piste” (come riporta il giornalista nell’articolo).
Spesso i Circoli sono maggiormente frequentati nelle ore notturne e in una metropoli come Roma non è inconsueto trovare persone dedite al malaffare e questo può accadere anche nelle immediate vicinanze delle nostre strutture, di ciò siamo consapevoli anche perché la varietà dei nostri soci e socie è davvero caleidoscopica e non sta a noi giudicare il loro comportamento e la loro condotta, ma all’interno dei Circoli i direttivi, i volontari e i collaboratori lavorano, giorno dopo giorno, passo dopo passo, per arginare ogni fenomeno inviso alla legge e per eliminare quelle mele marce che in ogni contesto, assiduamente frequentato, possono annidarsi.
Le segnalo che la procedura di tesseramento e iscrizione, requisito fondamentale per la frequentazione di un Circolo, impone, tra l’altro, l’identificazione del socio e ogni sua generalità, cosa che, in alcune situazioni, è stata ben utile per le forze dell’ordine per identificare soggetti turbolenti, ma c’è di più! Il fatto di essere iscritto all’interno di un libro soci, come accade per tutte le nostra affiliate, nessuna esclusa, permette di conoscere la storia associativa di ogni soggetto, di sospenderne la partecipazione all’associazione (negli ultimi 3 anni oltre 200 soci sono stati allontanati per condotte illecite) e di far sapere a tutti i soggetti che frequentano un Circolo con certezza chi hanno di fronte. Sebbene, quindi, i nostri Circoli siano considerati dalla legge come privati, come può ben capire, per forza di cose, non sono ignoti alla legge, né lontanamente paragonabili a un’abitazione privata.
È appena il caso di rammentarLe, ed ecco qui il mio scoramento alla lettura dell’articolo, che l’omicidio che dà origine alla sedicente inchiesta, da quello che si legge, è stato ideato e consumato lontano, molto lontano, dai nostri Circoli, pertanto non ha alcuna attinenza diretta o indiretta e nessun collegamento logico o materiale con la vita ricreativa e sociale dei Circoli.
Noi non ci stiamo, in nessun modo, al binomio killer – socio o anche droga – circoli.
Una malcelata sessuofobia muove le vostre penne, che nelle menti dei giovani omosessuali sono lame psicologiche devastanti. Il Vostro messaggio fuorviante distrugge anni di lavoro, di contrasto all’isolamento sociale, di educazione alla profilassi, di accettazione della propria identità sessuale, perché, in un polpettone avvelenato, si offre un’immagine corrotta, laida e destabilizzante dell’intera comunità LGBT, già profondamente vessata e discriminata.
Sabato scorso ANDDOS era in piazza del Popolo a manifestare contro le discriminazioni a farsi portavoce di istanze legittime di tutela, contro i pregiudizi e contro la sessuofobia che attanaglia la società moderna. Nei nostri Circoli, contrariamente ad altrettante valide realtà LGBT, entrano moltissimi soggetti che non manifesterebbero mai in una piazza, perché poco adusi a un impegno politico e sociale. Proprio costoro, attirati dalle iniziative ricreative dei nostri Circoli, possono venire a contatto con messaggi che altrimenti non avrebbero mai potuto ascoltare e che possono essere fondamentali per la loro vita, per questo non sarà di certo uno sparuto numero di delinquenti a fermare il nostro impegno di promozione del Circuito.
Sì, nei nostri Circoli si fa sesso, ognuno come gli va (per dirla alla Lucio Dalla), ma sempre nel rispetto del prossimo, in un ambiente salubre, socialmente stimolante e civilmente impegnato. Respingiamo perciò con forza ogni addebito formulato nel Vostro articolo, che generalizza, massimizza e rende granitica una visione distorta e del tutto menzognera della realtà e che ci umilia e che ci offende.
Per tutto quanto detto, Vi invito formalmente a ritrattare i contenuti dell’articolo e a chiedere scusa ai nostri Circoli e ai nostri soci oppure a portare in evidenza, semmai esistano, i responsabili descritti nelle Vostre inchieste, così da fare emergere, senza fraintendimenti né generalizzazioni, una realtà a noi invisa e che, invero, da sempre combattiamo con provvedimenti e azioni che, dal giorno della sua nascita caratterizzano ANDDOS.